BOOK REVIEW: Vladimir Jankélévitch, “Filosofia prima. Introduzione a una filosofia del ‘quasi’ ”, a cura e con un saggio introduttivo di Lucio Saviani, trad. it. di Francesco Fogliotti, Bergamo, Moretti & Vitali Editori, 2020, 311 p.
Abstract
La Philosophie première. Introduction à une philosophie du presque (1954) di Vladimir Jankélévitch (1903-1985) ci rivela in tutta la sua forza discorsiva e, al contempo, nella sua complessità, la “filosofia della vita” di questo pensatore francese di origine russo-ebraica. Essa sgorga dalla dimensione del vissuto nella sfera cosciente e subito si rivolge all’esperienza umana, non con una prospettiva contemplativa bensì attraverso una tensione teoretica pronta a inseguire, all’improvviso, quella fattualità che è l’attuarsi stesso della realtà vitale. Del resto, nella riflessione del filosofo che per un quarto di secolo tenne la cattedra di filosofia morale alla Sorbonne, l’intera realtà, e con essa l’esistenza degli uomini, è immersa in un susseguirsi di istanti che non si possono afferrare, seguiti da intervalli come le note su di uno spartito che dal tanto ricercato piano dell’essere scivola immediatamente in quello del “far-essere” il cui contenuto morale, che comprende l’amore, è anzitutto per l’Altro. L’atto nell’altruità rappresenta infatti per Jankélévitch l’unica trascendenza possibile. Su questo punto centrale torneremo più avanti.
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